Vande Gurunam charanaravinde
Sandarishita svatmasukhavabodhe
Nishreyase jangalikayamane
Samsara halahala mohashantyai …Mi inchino ai due piedi di loto della pluralità dei Guru (Maestri), che risvegliano la percezione interna nella gioia del puro Sé rivelato; che sono il completo assorbimento , dottori della giungla, eliminando le delusioni causate dal veleno del Samsara (esistenza condizionata dal ciclo perenne del divenire trasmigratorio, quale passaggio continuo per diverse condizioni di coscienza e quindi di esistenza ). (1)
parte del mantra iniziale da Yoga Taravalli di Shankaracharya
L’ashtanga vinyasa yoga è una delle forme dell’hatha yoga. E’ un rito in cui si richiede molta concentrazione nel ricercare la qualità del gesto e nel relazionarlo al respiro. Si sviluppa un grande calore interno; il sistema circolatorio viene fortemente stimolato e il sangue è aiutato a portare il suo nutrimento a tutte le cellule, mentre il sudore prodotto dalla pelle elimina le tossine che potrebbero impedire il buon assorbimento delle sostanze nutritive o depositarsi nei tessuti provocando degenerazione e malattia.
Kayendriyasiddhirashuddhiksayah tapasah
Una pratica costante e intensa libera il corpo dalle impurità e dona chiarezza/eccellenza al sistema percettivo.
Yoga Sutra di Patanjali II, 43
L’ujjayi pranayama, con il suo suono che ricorda quello del mare, accompagna l’intera pratica. Tutto fluisce e ci si sente liberi non solo da tossine fisiche, ma anche da tensioni psichiche.
Con gli anni di pratica si realizza che prana non è il solo atto di respirare, ma anche il “nutrimento pranico” di energia psico-fisica per noi vitale..
Quando prana, il soffio vitale, entra nel nostro corpo attraverso il respiro prende delle qualità che nello yoga si chiamano vayu. I vayu sono cinque (udana, prana, samana, apana, vyana), ma quelli che prendiamo in considerazione ora sono solo prana e apana.
Con uno sguardo libero e attento alle sensazioni che emergono durante la pratica, l’ascolto del respiro ci conduce verso il continuo flusso di chiudere e aprire che abita la nostra vita anche quando noi crediamo di stare immobili. E’come una danza tra l’inspirazione e l’espirazione.
Prana vayu agisce nell’atto dell’inspirazione, nell’ espansione che riempie i nostri polmoni. E’ un movimento che ha il suo centro nel cuore e che occupa la zona tra la gola e il diaframma. Nel suo apice l’inspirazione è legata ad uno stato psichico di eccitazione e di perdita di coscienza.
Apana vayu agisce nell’atto dell’espirazione, nell’energia di contrazione. E’ un movimento verso l’interno che ha il suo centro e la sua origine nel corpo perineale (2) e che occupa la zona sotto l’ombelico. Nel suo apice l’espirazione è legata ad uno stato psichico di attaccamento, di paura di perdere e di identificazione.
La pratica dei bandha
Il cuore della pratica di Ashtanga Vinyasa Yoga è il pranayama in relazione ai bandha e al drishti. Solo dopo aver preso confidenza con la pratica delle asana e del vinyasa (conteggio dei respiri e dei movimenti per entrare e uscire dalle posture) si può finalmente portare l’attenzione sui bandha e sul drishti. Senza fretta la pratica diventa come un mantra, come una preghiera recitata attraverso il nostro corpo con un ascolto attento e sensibile al momento presente.
Bandha è una parola che torna a porre l’attenzione nel chiudere, legare e liberare, aprire e rilassare. Nei bandha ad essere chiusi sono centri di energia piccoli, ma veramente importanti e potenti da un punto di vista non solo fisico, ma anche energetico.
La pratica dei bandha nello yoga è legata al pranayama (parola che può essere tradotta come: controllo del prana, ma anche come liberazione del prana).
In ashtanga vinyasa yoga si praticano tutti e tre i bandha dell’hatha yoga e visto che la pratica prevede asana e ujjayi pranayama con inspirazione (puraka) ed espirazione (recaka), ma non prevede l’apnea ( kumbhaka) , l’uso dei bandha diventa un p0’particolare.
Un apprendimento graduale
Mula bandha è la contrazione del muscolo perineale, viene eseguito nella sua forma tradizionale e mantenuto durante tutta la durata della pratica.
Per i principianti uomini significa cercare di contrarre e spingere verso l’alto lo sfintere anale mentre per le donne cercare di contrarre e spingere in alto i muscoli come quando si vuole trattenere la minzione. Questo perché il nostro pavimento pelvico è composto di diversi strati di fasce muscolari e nello strato superficiale della muscolatura i muscoli ( attaccati agli ischi sia da un lato che dall’altro ) sono collegati tra loro, quindi contraendo l’ano/orifizio si percepiscono bene i muscoli perineali.
In realtà il mula bandha riguarda la parte più profonda del pavimento pelvico dove i muscoli sono disposti dalla parte anteriore a quella posteriore, ovvero dalla sinfisi pubica al coccige . Non è semplice, ma lo sfintere anale e gli organi genitali non dovrebbero essere coinvolti nell’azione del mula bandha.
Si può comunque ben capire perché durante il flusso mestruale le donne non devono praticare questo bandha e nemmeno la pratica di Ashtanga Vinyasa Yoga.
La contrazione in elevazione e il rilassamento di queste zone provoca una rivitalizzazione del sistema nervoso in tutta la zona inferiore della colonna vertebrale con conseguenti effetti benefici per tutti gli organi che risiedono in quest’ area ed anche per le funzioni delle ghiandole endocrine. Le fibre del sistema nervoso parasimpatico emergono dal midollo solamente nella parte sacrale e in quella cervicale; i poli opposti sono profondamente collegati tra loro e stimolando la parte pelvica si attiva anche la parte cervicale con un conseguente senso di profondo rilassamento sia fisico che mentale.
Mula ha il significato di radice, fondamenta, base e si riferisce al muladhara chakra situato nel corpo perineale quindi praticare mula bandha significa portare l’ascolto su questo chakra e con il tempo poter scoprire le sue qualità non solo fisiche ma anche qualità psichiche. Si comincia ad avere un’azione di liberazione da tutti quei nodi psichici e sofferenze (granthi) che non ci permettono di gioire della nostra esistenza. Visto che il flusso delle nadi parte proprio dal muladhara chakra, mula bandha ha un’inevitabile effetto benefico anche su di esse.
Con pazienza ed esperienza, saremo in grado di mantenere mula bandha durante tutta la pratica di yoga.
L’azione di mula bandha è rafforzata in ashtanga vinyasa yoga dall’uddiyana bandha (uddiyana vuol dire volare in alto) che viene anch’esso mantenuto durante tutta la pratica nella sua forma parziale ed è diverso dall’uddiyanabandha krya. Uddiyana bandha krya è una contrazione che coinvolge tutta la zona addominale sollevando il diaframma verso l’alto ed è praticabile durante il pranayama solamente in apnea a polmoni vuoti (Kumbaka).
Per questo in ashtanga vinyasa yoga la contrazione addominale riguarda solamente una zona ristretta che ha inizio circa quattro dita sotto l’ombelico e termina all’osso pubico, in modo che l’azione dell’ujjayi pranayama possa aprire il diaframma facendo fluire il prana fino all’ombelico.
Questo deve essere ben chiaro a chi pratica, perché la mancata azione del diaframma nella respirazione (ovvero la contrazione eccessiva dei muscoli addominali) potrebbe portare effetti indesiderati quali un eccessivo innalzamento della pressione sanguigna ed una eccessiva stimolazione del sistema nervoso.
Anche nell’uddiyana bandha parziale non basta contrarre, ma si richiede una spinta verso l’alto. Questo bandha ha una profonda connessione con swadhisthana cakra collocato nell’estremità del coccige. Praticato insieme a mula bandha (che nella sua profondità coinvolgeva già fasce muscolari disposte dal pube alla punta del coccige) sentiremo come il pube si sposta verso il coccige e il coccige si sposta verso il pube. Metaforicamente si può pensare a due amanti che si cercano e non si incontrano mai.
Jalandhara bandha (la compressione della gola) viene praticata spontaneamente quando le posture yoga ce lo consentono. Posizioni come adho mukha svanasana o ancor di più salamba sarvangasana , con le sue varianti, ci aiutano a sentire l’energia del prana collegata ai centri nervosi della gola e del vishuddhi chakra .
I doni della pratica
In ashtanga vinyasa yoga mula e uddiyana banda sono considerati come uno e la loro interazione è imprescindibile . Inizialmente è difficile mantenere i banhda durante tutta la pratica. Si contrae e si tenta di tenere la contrazione, ma poco dopo si lascia: si comincia comunque ad avere effetti benefici sul sistema nervoso.
Con il tempo l’azione dei due bandha insieme diventa veramente potente. Ci si sente radicati a terra, stabili e presenti nel qui ed ora, ma con una “tensione “ verso l’alto che libera gli spazi tra le vertebre lombari proteggendo questa zona da eventuali danni durante le posture, ma anche con una condizione psichica di entusiasmo e di gioia nel vivere un risveglio energetico che ci fa sentire “sempre in primavera”.
Potremo anche percepire quanta energia è contenuta nella nostra area genitale, quanta forza la natura ha nel conservare la vita attraverso questo processo di nascita e morte. Si può far esperienza dell’energia della kundalini.
All’interno del meraviglioso loto del sahasrara chakra che si trova alla sommità del capo, si trova bindu. Bindu è la piccola luna dalla quale scaturisce il nettare amrita, nettare che cade sul nostro palato molle per poi arrivare ad essere bruciato in manipura chakra. E’ perdendo amrita che perdiamo forza vitale.
Praticando mulha bandha e uddiyana bandha insieme alle posture e al pranayama l’energia di apana vayu (energia discendente) sale verso l’addome per andare ad incontrare prana vayu (energia ascendente). Quando apana incontra prana si sviluppa un fuoco immenso che sommato a quello già sviluppato dalla dinamica della pratica, risveglia l’energia addormentata della nostra Kundalini che si incanala nella sushumna nadi per arrivare al chakra del cuore (anahata) che è il centro di prana vayu e poi continuare verso i centri psichici più alti, fino ad arrivare al nostro palato molle.
E’ nel nostro palato molle che il nettare di amrita, il nettare della gioia, viene trattenuto e non cadendo più in Manipura chakra, potremo berlo assaporando la sua infinita dolcezza.
Ma tutto il nostro lavoro, tutta la nostra pratica, tutti i nostri sforzi non ci permetteranno di ricevere l’Amrita se il nostro palato molle rimane contratto, ovvero se la nostra mente rimane in attività (quando la mente è attiva i centri nervosi nella nostra gola ed in particolare nel nostro palato si contraggono).
Da un punto di vista pranico- psichico e fisico il mantra iniziale con la recitazione dell’Om prepara il nostro palato a ricevere Amrita, il nettare della pratica.
L’ujjayi pranayama con il suo suono dovrebbe poi mantenere la membrana palatale completamente rilassata. E’ il nada yoga, la vibrazione del suono che, partendo dalla gola comincia ad armonizzare il nostro cuore fino a coinvolgere tutto il nostro essere.
La qualità ricettiva può vivere in noi quando abbiamo spazio libero per accogliere, ovvero quando siamo fisicamente liberi da tossine e mentalmente vuoti, cioè in una condizione di ascolto nel silenzio.
L’essenza dell’ashtanga vinyasa yoga è localizzata in zone incredibilmente piccole e molto sensibili. Basta una paura, un pensiero di rabbia un odio represso e la mente con i suoi processi di ego comincia ad identificarsi ed a sentirsi divisa, le nadi cominciano a chiudersi e noi soffriamo. Amore, compassione e distacco diventano il nutrimento indispensabile per la nostra pace.
Quando amrita e kundalini si incontrano si può bere il nettare della pura gioia.
…Utthapitadharahutasanolkaih
Akuncanaih sasvadapanavayoh I
Santapitaccandramasah patanti
Piyusadharam pibatiha dhanyah II
da Yoga Taravalli di Shankaracharya
Attraverso la stretta costante di Apana Vayu una splendente torcia di fuoco si eleva dal Muladhaara. A causa di ciò, un caldo ruscello di nettare cade dalla luna (alla radice del palato) per essere bevuto da colui che gode di fortuna.(1)
Note:
- Le strofe fanno parte di un unico mantra, Yoga Taravalli di Shankaracharya, di cui la parte all’inizio dell’articolo è stata scelta dal Maestro Sri K: Pattabhi Jois come una delle due componenti del mantra iniziale che viene cantato prima della pratica di Ashtanga Vinyasa Yoga.
- Il corpo perineale detto anche centro tendineo del perineo è l’area fibromuscolare piramidale la cui base è situata sull’asse mediano tra il canale anale e l’apparato urogenitale e il cui apice si continua con il setto retto-vaginale nella donna e con il setto retto-prostatico nell’uomo.